I Edizione Festival d’arte Apulie
9 agosto -21 agosto 2007
HISTOIRE DE CARMEN
Musiche di George Bizet
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Dalla novella “Carmen” di Prosper Mèrimè
Lettura per un racconto popolare in musica per cantanti, narratore e orchestra su testo di Paola Silvano
“Mise en espace” a cura di Aldo Tarabella
Giovedì 9 Agosto ore 21.30 Terme di Castelnuovo della Daunia
Venerdì 10 Agosto ore 21.30 Bovino – Piazza Duomo
Sabato 11 Agosto ore 21.30 Pietramontecorvino – Palazzo Ducale
Carmen, gitana Angela Bonfitto, mezzosoprano
Don Josè, brigadiere Francesco Anile, tenore
Micaela, giovane contadina Lucia Pellegrino, soprano
Escamillo, torero Giuseppe Altomare, baritono
Frasquita, gitana Michela Della Vista, soprano
Mercedes, gitana Raffaella Palumbo, soprano
Giorgia Maddamma, coreografa
Koreo Project
Stefano Fossat – Giorgia Maddamma, ballerini
Ensemble orchestrale Festival d’arte “Apuliae”
Giampiero Mancini, narratore Gianna Fratta, direttore
Andiamo a scrivere alcune note relative ad uno dei titoli e personaggi al femminile più amati dal pubblico dell’opera: Carmen; e pensare che al suo debutto a Parigi (Opera Comique, 3 marzo 1875) aveva riscosso un tiepidissimo consenso critico!
La mancanza di duetti d’amore, la fine cruenta e violenta di Carmen, la quale preferisce morire pur di non rinunciare alla libertà, la forte ostentazione sessuale della protagonista, il suo essere primitiva, eccessivamente provocante per l’epoca, quasi selvaggia, tutto questo neg al compositore francese Georges Bizet la gioia di quel successo che poi il tempo gli rese in modo straordinario.
Il Maestro, infatti, non fece in tempo a partecipare alla fortuna della sua Carmen in quanto morì nello stesso anno del debutto nel 1875, a soli 37 anni, quando si andava a rappresentare la trentatreesima tiepida recita. “Bizet e Carmen, un’opera sola per l’eternità”, così dissero i critici nel secondo Novecento, parlando dell’opera divenuta nei secoli la più rappresentata di tutti i tempi.
La nostra lettura, ispirata al racconto originale di Merimè e ai librettisti Meilhac e Halèvy, e realizzata in una “mise en espace”, con la presenza in palcoscenico dell’orchestra, dei ballerini e dei cantanti, viene affidata ad un attore che ha la funzione del narratore-testimone diretto dei fatti: sarà proprio dalla voce di Don Josè che il pubblico potrà entrare dentro il racconto, non privo di emozioni e ricordi vivi di ci che accadde, rievocando una storia scarna, crudele, passionale; la lettura perde parte della cornice e viene di fatto spogliata di molti di quegli elementi folkloristici, giusti allora per l’Opera Comique, a favore dei ricordi, delle parole, in un tentativo di approfondimento dei rapporti tra i principali personaggi: Carmen, femmina emancipata, zingara ribelle; Don Josè, militare, fedele alla sua divisa, maschio possessivo, un bravo ragazzo, semplice, proveniente dal paese; Micaela che rappresenta la famiglia, la fede, il ricordo della madre, le sue origini; Escamillo, torero di grande fama, ricco, uomo di successo che attira Carmen nell’ennesimo desiderio di trasgressione, spingendola ad abbandonare definitivamente il militare.
Il destino fa incontrare Carmen e Josè, l’uomo predestinato, la vittima e l’attore, continuamente diviso tra la ragione ed il perbenismo di Micaela e la irrefrenabile passionalità verso Carmen, sino alla sua rovina finale: accecato dalla gelosia uccide nella scena finale la zingara ormai legata al bel Toreador Escamillo.
Il prelude e gli intermezzi strumentali diventano un elemento straordinario non solo per sottolineare i ritmi, le tinte e i colori legati al mondo iberico e ai paesaggi sonori spagnoli, ma anche per descrivere e testimoniare del calore delle passioni, tuffando l’opera in un contesto “popolare” profondo, che Georges Bizet seppe cogliere magistralmente.
PRINCIPESSE E CHAMPAGNE
Il fantastico mondo dell’operetta
Domenica 12 Agosto ore 21.30 Roseto Valfortore – Anfiteatro
Lunedì 13 Agosto ore 21.30 Biccari – Piazza Umberto I
Martedì 14 Agosto ore 21.30 Castelnuovo della Daunia – Largo Poerio
Giovedì 16 Agosto ore 21.30 Celenza Valfortore – Largo Castello
Musiche di Strauss, Lehàr, Ranzato, Mascagni, Lombardo, Kàlmàn, Offenbach, Stolz
Testo di Daniele Rubboli
Ida Fratta, soprano
Walter Rubboli, baritono
Ensemble orchestrale Festival d’arte “Apuliae”
Daniele Rubboli, attore
Nicola Ventrella, direttore
Trama drammatica semplice e spesso inverosimile, cornice scenica e coreografica sfarzosa e suggestiva, partecipazione orchestrale briosa e spumeggiante, musica gaia, aggraziata, spassosa, di immediata godibilità, ambientazione ricca e pervasa dalla gioia di vivere: questi gli elementi di uno dei generi più fortunati tra la metà del XIX secolo e la Prima Guerra Mondiale, l’operetta.
Specchio della società borghese, di quei ceti affaristici ed arrivistici, avidi di facili sollazzi e di semplici emozioni che prendevano il potere in gran parte dell’Europa, l’operetta, in antitesi col grande teatro paludato dell’opera seria, ebbe confini molto più ampi dell’opera stessa, essendosi diffusa in tutta l’Europa (Francia, Italia, Inghilterra, Austria…) con caratteristiche spesso assai differenziate.
E così nell’incanto del Walzer, della Mazurka, della csàrdàs, della marcia, del fox-trot, la musica dell’operetta esercita nella vasta area europea tutta la sua magia artistica tanto da richiamare l’attenzione e la dedizione di grandissimi compositori, di autentici geni musicali che le conferirono una dignità ed una qualità artistica di tutto rilievo.
Pensiamo ad Offenbach in Francia, a Strauss e Lehàr, ungherese di nascita, a Vienna, a Mario Costa, Virgilio Ranzato e Mascagni in Italia, a Sullivan in Inghilterra, a Porumbescu in Romania e a titoli che ormai fanno parte del nostro patrimonio culturale acquisito come La vedova allegra, Il pipistrello, Il paese del sorriso, Cin-ci-là, Al cavallino bianco, La principessa della Czarda e così via.
Nel portarci da Vienna a Parigi, da Napoli a Budapest, Daniele Rubboli in questo spettacolo non solo metterà in evidenza le diverse identità dell’operetta europea, ma ci proporrà – tra musiche, romanze e storici copioni – un viaggio musicale tra i grandi titoli che ancor oggi raccolgono l’entusiastica attenzione del pubblico.
Una preziosa occasione, oggi che siamo ‘popolo d’Europa’, per prendere coscienza della memoria della cultura nostra e dei nostri “cugini”.
METAMORFOSI
Ossia come l’orchestra gioca con la musica
Venerdì 17 Agosto ore 21.30 Troia – Piazza Santa Croce
Sabato 18 Agosto ore 21.30 Celenza – Largo Castello
Domenica 19 Agosto ore 21.30 Casalnuovo Monterotaro – Via Milazzo
Darius Milhaud Scaramouche per sassofono e orchestra
Alberto Napolitano, sassofono
Giovanna Famulari, mimo, voce, violoncello
Juan Possidente, basso
Orchestra Nuova Scarlatti di Napoli
Francesco Solombrino, koncertmeister
Concerto-gioco, nel quale l’orchestra traccia un itinerario assai variegato divertendosi e divertendo, facendo teatro e spettacolo con la musica. Il viaggio inizia con un brano gaio ed ironico per sassofono e orchestra del compositore francese Milhaud, spumeggiante di ritmi e melodie che ricordano, fra l’altro, la musica sudamericana.
E il gioco di Milhaud ci conduce al cuore del programma, Metamorfosi, un itinerario orchestrale e scenico che coinvolge gli spettatori in un flusso ininterrotto di trasformazioni.
Dall’Aria sulla quarta corda di Bach si ritorna a Bach con un itinerario circolare, dopo aver legato in suggestive assonanze brani molto diversi tra loro per epoche e generi.
Accompagnata da un’azione mimica che raffigura il movimento della nascita, l’Aria sulla quarta corda si muta gradualmente nella pura energia ritmica della batteria, da cui emerge ad un tratto la celebre Imagine di Lennon. La voce umana cede il passo al penetrante Gabriel’s Oboe di Morricone. Poi la Danza di Zorba di Theodorakis, manipolata con un graduale, calibratissimo accelerando, prorompe improvvisamente nella festa sonora della Carmen di Bizet. Un’originale e intensa versione di Maruzzella dà l’avvio ad un’altra famosa pagina di Carosone, Tu vuo’ fa’ l’americano, trasfigurata prima in un adagio misterioso e barocco e poi, sull’impulso del clarinetto, in un ritmo swing a piena orchestra. Con un movimento speculare a quello iniziale si torna gradualmente all’Aria sulla quarta corda, mentre un’azione scenica parallela riconduce tutto al quadro di partenza, all’origine. A sottolineare i passaggi cruciali di Metamorfosi è Giovanna Famulari che, nella molteplice veste di mimo, voce, e violoncellista, rappresenta il filo rosso che riassume il senso complessivo del programma, ovvero il movimento concentrico della musica, con le sue simmetrie e i suoi echi, e un gioco di luci che ne sottolinea le aurore e i tramonti.
La musica come figura del mistero ciclico della vita: origine, trasformazione, ritorno.
Torna il gioco, e il percorso si compie, con il maestro di Cappella di Domenico Cimarosa, un perfetto congegno teatrale e musicale, a metà fra intermezzo comico e pantomima orchestrale in cui l’orchestra recita se stessa sulla scena: i vari strumenti, chiamati di volta in volta all’appello ed incitati dalla robusta verve del basso comico, diventano man mano protagonisti dell’azione, ciascuno con il suo specifico carattere espressivo.
All’inizio è tutto un gran parapiglia, poiché nessuno entra al momento opportuno (gli oboi al posto dei violini, il contrabbasso, le “violette” e il flauto prima del tempo…), ma poi come per miracolo tutto si compone nel perfetto, armonioso fracasso dell’orchestra benedetta!
Una geniale “prova di concerto” di fine Settecento dove l’Orchestra si trasforma il Teatro.
All’Opera dopo l’Opera
Il salotto musicale italiano di fine Ottocento
Lunedì 20 Agosto ore 21.30 Volturara Appula – Chiesa Santa Maria Assunta
Martedì 21 Agosto ore 21.30 San Marco La Catola – Auditorium San Giacomo
Ensemble “U. Giordano”
Gianna Fratta, pianoforte
Dino De Palma, violino
Daniele Miatto, violoncello
Loris Castiota Skanderbeg, voce narrante
Ida Fratta, soprano
Giuseppe Altomare, baritono
Parlare di fortuna del melodramma italiano non vuol dire fare esclusivo riferimento alla storia del teatro, giacchè l’opera lirica trov , in forme certamente differenti, ampi spazi, gradevoli esecutori e largo seguito anche nella vita dei piccoli e aristocratici salotti privati che si diffusero in tutta Italia nella seconda metà dell’Ottocento.
Certo la sede deputata dell’Opera era e rimaneva il Teatro, ma fu d’uso in quegli anni riunirsi in cenacoli culturali di più o meno acclarata qualità musicale per riascoltare le arie più note, i duetti preferiti, le ouvertures più coinvolgenti delle opere in voga in versione, per così dire, “ridotta”, con gli strumentisti e i cantanti che abitavano, in quella data serata, i divani del mecenate di turno. Il ruolo del “salotto aristocratico”, quale luogo privilegiato per l’esibizione degli artisti più in voga del momento, spesso affiancati da dilettanti, va ripensato e rivalutato: era lì che si esibivano, a volte proprio all’uscita dai Teatri, virtuosi del pianoforte, celebri o ignoti cantanti, direttori d’orchestra, compositori d’opere e di romanze dando vita a serate musicali quanto mai eterogenee. Il salotto diveniva il luogo cui quella società riservava il proprio esercizio culturale ed artistico, una sorta di palestra musicale e di luogo di incontro, nel quale, al fianco del dilettante aristocratico, magari avviato allo studio del pianoforte dai nobili genitori, si poteva ascoltare il celebre soprano, appena applaudito in Teatro.
Proprio nella seconda metà dell’Ottocento, quando lo sviluppo economico e sociale dell’Italia postunitaria lo permise, si diffuse nei salotti “bene” la presenza del “pianoforte”, strumento privilegiato ed indispensabile per la “riproduzione”, per così dire “fatta in casa” di arie, brani orchestrali e riduzioni d’ogni genere. E così queste serate, spesso ben lungi dall’essere effimere celebrazioni mondane di artisti di scarso valore, assunsero la forma di veri e propri concerti, trasformando non di rado i salotti in accademie e cenacoli culturali di tutto rispetto, come accadeva per il salotto di Casa Ricordi, o per quello dei Torlonia, per non parlare del salotto di Margherita di Savoia, nel quale i più grandi compositori, cantanti ed artisti di passaggio da Roma erano invitati ad esibirsi. Molti compositori si dedicarono, in questo periodo, a scrivere vere e proprie “riduzioni da salotto” dei brani e delle Opere che gli aristocratici amavano riascoltare. E’ il caso di Vilbach e Lefort, compositori francesi, che, al fianco della proprio attività di insegnanti e compositori, si dedicarono al genere della “Parafrasi”, in quel periodo portata ai massimi splendori da autori come Liszt, Tausig, Rubinstein; essi scelsero la parafrasi d’opera, una sorta di miscellanea per pianoforte, violino e violoncello, di tutti i temi rilevanti di questa o quell’opera. In particolare in questo concerto potremo ascoltarne tre: la Parafrasi” dall’Elisir d’amore di Donizetti, quella da Norma di Bellini e quella dal Barbiere di Siviglia di Rossini. Sempre dalle stesse Opere, riproponiamo, in una versione, appunto, da salotto, anche le arie più rappresentative per soprano e basso: “Della crudele Isotta” e “Come Paride vezzoso” dall’Elisir d’amore, “Casta Diva” da Norma, “Una voce poco fa”, “Largo al factotum” e il duetto “Dunque io son” dal Barbiere di Siviglia.
Non può mancare l’omaggio a Giordano, quale compositore illustre della nostra terra, con una delle sua arie più suggestive dall’Andrea Chenier. Una proposta salottiera, per riguastare l’atmosfera incipriata eppure musicalmente effervescente dei salotti italiani di fine Ottocento.
ENTI PROMOTORI IV Edizione 2007
Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo
Regione Puglia – Assessorato al Turismo
Provincia di Foggia – Agenzia per la cultura e Assessorato al Turismo
APT (Azienda di promozione turistica della Provincia di Foggia) – Progetto “Città aperte 2007”
Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali
ISMEZ (Istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno – Roma)
IMAIE (Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori – Roma)
Comuni di Biccari, Bovino, Casalnuovo Monterotaro, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valfortore,
Pietramontecorvino, Roseto Valfortore, San Marco La Catola, Troia, Volturara Appula
Terme di Castelnuovo della Daunia
Centro Medico di riabilitazione “Vita” – Cerignola
San Paolo Banco di Napoli – Foggia
Gal Meridaunia – Bovino