III Edizione Festival d’arte Apulie

5 agosto – 20 agosto 2006

IL VOSTRO CARO AMADÈ
5 agosto – terme di Castelnuovo della Daunia ore 21.30
Omaggio a Mozart nel 250° dalla nascita
Arie, ouvertures e concerti di Wolfgang Amadeus Mozart
Testi liberamente tratti da Francesco Zimei e dall’epistolario mozartiano

Orchestra del Festival d’arte
Vincenzo Conteduca, clarinetto
Angelo De Leonardis, baritono
Dino De Palma, violino
Ida Fratta, soprano
Luigi Zazzarino, flauto
Massimiliano Mauthe, contraltista
Maria Laura Martorana, soprano

Giampiero Mancini attore
Direttore Gianna Fratta
Secondo un costume proprio non solo del grande pubblico, ma degli stessi addetti ai lavori, dinanzi alle maggiori creazioni del genio umano avviene solitamente un processo di ‘trasfigurazione’ destinato a proiettare i caratteri dell’opera sulla personalità del suo artefice. Ma sarà realmente così? Quali sono, nell’autore, i veri retroscena biografici, caratteriali, psicologici – in una parola: esistenziali – che sottendono all’Arte?
A questi interrogativi, di grande fascino e complessità, abbiamo cercato di dare una risposta allo stesso tempo plausibile e ‘leggera’ prendendo a modello il caso probabilmente più eclatante di genialità innata in occasione dei duecentocinquant’anni dalla sua nascita: Wolfgang Amadeus Mozart. La recente immagine mediatica del sommo maestro salisburghese, ormai cristallizzatasi intorno al personaggio descritto in Amadeus, di Milos Forman, lo rappresenta infatti esattamente all’opposto della sua musica – come un uomo incolore e scanzonato, capace di guadagnare in arte profondità siderali muovendo da una natura ludica e godereccia. Nulla di più lontano dalla realtà storica.
Su quest’equivoco, indubbiamente ‘simpatico’ e accattivante per un’umanità in cerca di eroi a buon mercato, abbiamo costruito la vicenda di un attrezzista teatrale che, nel corso di una prova, letteralmente ‘inciampa’ nel personaggio Mozart dando vita, attraverso una serie di coincidenze, a un processo di identificazione dal quale sarà arduo ma inevitabile uscire. È un po’ la storia di ognuno di noi quando, per una misteriosa alchimia dell’Arte o della memoria, entriamo in contatto con un genio del passato: egli ci prende per mano, e con straordinaria naturalezza ci conduce nel suo mondo dorato; ma è un mondo fatto di spirito, contro il quale la nostra materialità prima o poi sarà costretta a capitolare.
La mesta e ordinaria quotidianità dell’uomo comune diviene dunque, per antifrasi, il pretesto narrativo per capire chi era veramente Mozart. Ne sortisce un ritratto attendibile ma confidenziale, giocato sulle suggestioni prodotte nel protagonista dal ricco carteggio familiare, miniera inesauribile per verificare ogni possibile concordanza tra i sentimenti dell’autore, la sua vita reale e i suoi più noti capolavori.

UN GENIO DI NOME MOZART
Omaggio a Mozart nel 250° anno dalla nascita
Musiche di Wolfganag Amadeus Mozart
Testi liberamente tratti da Francesco Zimei e dall’epistolario mozartiano
Ensembledel Festival d’arte
Vincenzo Conteduca, clarinetto
Angelo De Leonardis baritono
Dino De Palma, violino
Ida Fratta, soprano
Gianna Fratta, clavicembalo
Maria Laura Martorana, soprano
Massimiliano Mauthe, contraltista
Luigi Zazzarino, flauto

Giampiero Mancini, autore

Secondo un costume proprio non solo del grande pubblico, ma degli stessi addetti ai lavori, dinanzi alle maggiori creazioni del genio umano avviene solitamente un processo di ‘trasfigurazione’ destinato a proiettare i caratteri dell’opera sulla personalità del suo artefice. Ma sarà realmente così? Quali sono, nell’autore, i veri retroscena biografici, caratteriali, psicologici – in una parola: esistenziali – che sottendono all’Arte?
A questi interrogativi, di grande fascino e complessità, abbiamo cercato di dare una risposta allo stesso tempo plausibile e ‘leggera’ prendendo a modello il caso probabilmente più eclatante di genialità innata in occasione dei duecentocinquant’anni dalla sua nascita: Wolfgang Amadeus Mozart. La recente immagine mediatica del sommo maestro salisburghese, ormai cristallizzatasi intorno al personaggio descritto in Amadeus, di Milos Forman, lo rappresenta infatti esattamente all’opposto della sua musica – come un uomo incolore e scanzonato, capace di guadagnare in arte profondità siderali muovendo da una natura ludica e godereccia. Nulla di più lontano dalla realtà storica.
Su quest’equivoco, indubbiamente ‘simpatico’ e accattivante per un’umanità in cerca di eroi a buon mercato, abbiamo costruito la vicenda di un attrezzista teatrale che, nel corso di una prova, letteralmente ‘inciampa’ nel personaggio Mozart dando vita, attraverso una serie di coincidenze, a un processo di identificazione dal quale sarà arduo ma inevitabile uscire. È un po’ la storia di ognuno di noi quando, per una misteriosa alchimia dell’Arte o della memoria, entriamo in contatto con un genio del passato: egli ci prende per mano, e con straordinaria naturalezza ci conduce nel suo mondo dorato; ma è un mondo fatto di spirito, contro il quale la nostra materialità prima o poi sarà costretta a capitolare.
La mesta e ordinaria quotidianità dell’uomo comune diviene dunque, per antifrasi, il pretesto narrativo per capire chi era veramente Mozart. Ne sortisce un ritratto attendibile ma confidenziale, giocato sulle suggestioni prodotte nel protagonista dal ricco carteggio familiare, miniera inesauribile per verificare ogni possibile concordanza tra i sentimenti dell’autore, la sua vita reale e i suoi più noti capolavori.
IL DEMONE E LA FANCIULLA
Una storia di danza e di amori
10 agosto – San Marco La Catola – Largo S: lorenzo, ore 21.30
M usiche di Brahms, Gardel, Grieg, Offenbach, Rossini, Shostakovic, Strauss, Strawinsky
Ida Fratta, soprano
Giampiero Mancini, attore
Alessandra Cervone, attore

Francesco Core ballerino
Taisia Kozina ballerina

Coreografie di Marina Kozina
Gianna Fratta direttore
Lo spettacolo pone insieme frammenti ed echi dal dotto “Club Dumas” di Perez Reverté al settecentesco “Diavolo innamorato” di Cazotte, dal romantico “il Vampiro” di Polidori allo struggente “Demone” di Liermontov, in equilibrio sulfureo e divertito. Il materiale letterario e le musiche, sapientemente riorchestrate per piccolo ensemble, sono le sbarre di una gabbia costruita ad arte, il cui scopo è affascinare e attrarre lo spettatore per porlo nelle stesse condizioni della bella protagonista Tamara, ammaliata e sedotta da un universo di poesie, musiche e danze. Proprio la danza è la spina dorsale, la colonna portante dell’opera, la cui intima struttura è ricca di rimandi fascinosi e contaminazioni. Le danze, sfrenate e timide, lussuriose o pudiche, attraversano il testo-pretesto per sciogliere nodi, per incantare o svelare arcani, per dannare o salvare … e comunque, tutte, per far sognare.

CONCERTO PER CLARINETTO E ARCHI
di Cimarosa
Intermezzo comico
LA SERVA PADRONA
Di Pergolesi
13 agosto Roseto Valfortore – Piazza Sant’Antonio
14 agosto – Casalvecchio – Piazza Municipio 21.30
16 agosto Celenza Valfortore – Largo Castello 21.30

Orchestra da camera del Festival d’arte
Gaetano Russo, clarinetto
Serpina Ida Fratta, soprano
Uberto, Angelo De Leonardis, baritono
Vespone, Anselmo Di Rosa, mimo

Rossella Perrone, Maestro del Clavicembalo
Direttore Gianna Fratta

Appartenente al genere dell’intermezzo, La serva padrona è considerata la madre dell’opera comica. La fama che ha investito questo piccolo gioiello del teatro comico in musica è da attribuire ad un insolito e singolare destino, che l’ha resa protagonista di una delle più accese dispute della storia del teatro musicale europeo. Ignara della fortuna che l’attendeva, il 1° agosto 1752 La serva padrona venne messa in scena dalla compagnia dei commedianti di Eustacchi Bambini, in quella che era all’epoca la città intellettualmente più viva d’Europa: Parigi. La temperie culturale della capitale francese era arroventata dai philosophes illuministi i quali, bramosi di un rinnovamento sociale e politico, erano pronti a cogliere ogni occasione per mettere in discussione i valori nazionali, anche in campo musicale. L’esecuzione degli intermezzi pergolesiani innescò la celebre querelles des bouffons. Il partito degli anti-bouffoniens era fermo sulle posizioni del vetusto e pomposo barocco di Rameau; all’opposto, il partito dei bouffoniens inneggiava alla purezza, alla vivacità melodica ed alla spontaneità espressiva del canto italiano. Al di là di questa disputa dai toni prevalentemente socio-politici, si deve ammettere che il grosso merito della Serva padrona sia stato quello di aver fatto scorgere, con immediata evidenza, l’esemplificazione del gusto nuovo di un’intera epoca. Il soggetto è una vicenda dall’esile trama, dal carattere brioso e fortemente realistico, uno di quei topoi che, mutuati dai canovacci della commedia dell’arte, hanno sempre dominato le scene del teatro comico in musica:la storia della giovane servetta astuta e maliziosa che seduce il ricco e vecchio padrone inducendolo a sposarla. Nella Serva padrona questi due personaggi prendono il nome di Serpina e Uberto: lei la fa da padrona in casa, il che induce Uberto a cercar moglie per sottrarsi a questa tirannia. Attraverso uno stratagemma, però, è proprio la servetta che riesce a farsi sposare. La vera novità è nel linguaggio musicale adoperato da Pergolesi volto ad una caratterizzazione psicologica dei due personaggi. Le formule ritmico-melodiche sono brevi, incisive, quasi a voler sottolineare il gesto fisico dei personaggi, imitati dalla musica nella loro vis comica. Questa scrittura musicale, dall’effetto dirompente e del tutto inedito nel contesto della civiltà compositiva del primo Settecento, affascinò a tal punto da far meritare alla Serva padrona un successo senza precedenti ed una fama che, senza soluzioni di continuità, l’ha accompagnata sino ai nostri giorni.

ALL’OPERA DOPO L’OPERA
Il salotto musicale italiano di fine Ottocento

Ensemble “U. Giordano”
Gianna Fratta, pianoforte
Dino De Palma violino
Daniele Miatto, violoncello

Voce recitante: Loris Castriota Skenderbeg
Ida Fratta soprano
Michele Aurelio Bruno, basso
Parlare di fortuna del melodramma italiano non vuol dire fare esclusivo riferimento alla storia del teatro, giacchè l’opera lirica trovò, in forme certamente differenti, ampi spazi, gradevoli esecutori e largo seguito anche nella vita dei piccoli e aristocratici salotti privati che si diffusero in tutta Italia nella seconda metà dell’Ottocento.
Certo la sede deputata dell’Opera era e rimaneva il Teatro, ma fu d’uso in quegli anni riunirsi in cenacoli culturali di più o meno acclarata qualità musicale per riascoltare le arie più note, i duetti preferiti, le ouvertures più coinvolgenti delle opere in voga in versione, per così dire, “ridotta”, con gli strumentisti e i cantanti che abitavano, in quella data serata, le poltrone e i divani del mecenate di turno.
Il ruolo del “salotto aristocratico”, quale luogo privilegiato per l’esibizione degli artisti più in voga del momento, spesso affiancati da dilettanti, va ripensato e rivalutato: era lì che si esibivano, a volte proprio all’uscita dai Teatri, virtuosi del pianoforte, celebri o ignoti cantanti, direttori d’orchestra, compositori d’opere e di romanze dando vita a serate musicali quanto mai eterogenee. Il salotto diveniva il luogo cui quella società riservava il proprio esercizio culturale ed artistico, una sorta di palestra musicale e di luogo di incontro, nel quale, al fianco del dilettante aristocratico, magari avviato allo studio del pianoforte dai nobili genitori, si poteva ascoltare il celebre soprano, appena applaudito in Teatro. Proprio nella seconda metà dell’Ottocento, quando lo sviluppo economico e sociale dell’Italia postunitaria lo permise, si diffuse nei salotti “bene” la presenza del pianoforte, strumento privilegiato ed indispensabile per la riproduzione, per così dire “fatta in casa” di arie, brani orchestrali e riduzioni d’ogni genere
E così queste serate, spesso ben lungi dall’essere effimere celebrazioni mondane di artisti di scarso valore, assunsero la forma di veri e propri concerti, trasformando non di rado i salotti in accademie e cenacoli culturali di tutto rispetto, come accadeva per il salotto di Casa Ricordi, o per quello dei Torlonia, per non parlare del salotto di Margherita di Savoia, nel quale i più grandi compositori, cantanti ed artisti di passaggio da Roma erano invitati ad esibirsi.
Molti compositori si dedicarono, in questo periodo, a scrivere vere e proprie “riduzioni da salotto” dei brani e delle Opere che gli aristocratici amavano riascoltare.
E’ il caso di Vilbach e Lefort, compositori francesi, che, al fianco della proprio attività di insegnanti e compositori, si dedicarono al genere della “Parafrasi”, in quel periodo portata ai massimi splendori da autori come Liszt, Tausig, Rubinstein; essi scelsero la parafrasi d’opera, una sorta di miscellanea per pianoforte, violino e violoncello, di tutti i temi rilevanti di questa o quell’Opera lirica.
In particolare in questo concerto ne potremo ascoltare tre: la Parafrasi” dall’Elisir d’amore di Donizetti, quella da Norma di Bellini e quella dal Barbiere di Siviglia di Rossini.
Sempre dalle stesse Opere, riproponiamo, in una versione, appunto, da salotto, anche l’ascolto delle arie più rappresentative per soprano e basso. Laddove si parla di salotto non può mancare un richiamo ad uno degli esponenti più insigni della “Romanza da salotto”: Francesco Paolo Tosti. Ne ascolteremo le liriche più note e rappresentative come “‘A vucchella”, “Ideale”, “Marechiare”. Il concerto termina con uno dei duetti più noti della produzione mozartiana “Là ci darem la mano” quale doveroso omaggio al genio salisburghese nel 250° dalla nascita.
Una proposta salottiera, per riguastare l’atmosfera incipriata eppure musicalmente effervescente dei salotti italiani di fine Ottocento, sapientemente illustrata dalla voce di Loris Castriota Skanderbeg.

ENTI PROMOTORI III Edizione 2006

Regione Puglia – Assessorato al Meditrerraneo

Regione Puglia – Assessorato al Turismo

Provincia di Foggia

APT (Azienda di promozione turistica della Provincia di Foggia)

Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali

ISMEZ (Istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno – Roma)

Comuni di Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valfortore, Pietramontecorvino,

Roseto Valfortore, San Marco La Catola, Volturara Appula

Terme di Castelnuovo della Daunia

Casa di Cura del Professor Brodetti – Villa Igea Foggia

Auto Di Carlo – Mottamontecorvino